sabato 11 giugno 2016

HANJI PAPER FROM COREA

La fabbricazione della carta coreana Hanji. Interessante il metodo di formazione del foglio e le differenze nella lavorazione rispetto alla carta giapponese Washi. Buona visione!


giovedì 9 giugno 2016

LA LETTURA DI PAPIRI BRUCIATI DI ERCOLANO

Un utilizzo interessantissimo dell'acceleratore di particelle, il Sincrotrone, per la lettura di papiri di Pompei ed Ercolano compattati e "carbonizzati" altrimenti illeggibili. Da vedere!





"Un team scientifico internazionale coordinato da Vito Mocella dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli ha trovato il modo di accedere ai rotoli provenienti dalla biblioteca di Ercolano, dimostrando l’utilizzo di un inchiostro metallico, quattro secoli prima di quanto finora ritenuto.
Nel 79 d.C. l'eruzione del Vesuvio provocò la distruzione delle città di ErcolanoPompeiStabia e Oplontis. Rimaste sepolte per anni sotto una coltre di ceneri, lapilli e fango, le rovine di queste città cominciarono ad essere riportate alla luce a partire dal XVIII secolo.
I primi resti di Ercolano furono ritrovati casualmente nel 1709, e le ricerche furono più volte sospese e riprese fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri a partire dal 1927. Nel 1750 l’ingegnere svizzeroKarl Weber, scoprì casualmente la cosiddetta Villa dei Papiri, situata fuori della mura della città e appartenuta a L. Calpurnius Piso Pontifex o a Appius Claudio Pulcher
Esplorata fino al 1761, la Villa dei Papiri è tuttora in parte interrata ed inesplorata, coperta da oltre venticinque metri di materiale piroclastico formatosi a seguito delle eruzioni del 79 e del 1631. Durante le esplorazioni furono trovate numerose statue e una collezione di oltre 1.700 papiri, chiusi in casse, appartenenti alla biblioteca della casa. I papiri rinvenuti trattano di testi filosofici in latino e in greco e probabilmente si tratta solo di una piccola parte dell'intera collezione ancora da ritrovare.
I gas dell’eruzione non hanno bruciato i rotoli di papiro della biblioteca, ma li hanno trasformati in cilindri di materiale vegetale carbonizzato. Sono stati fatti molti tentativi per srotolare i rotoli carbonizzati ma nessuno ha avuto successo e alla fine gli studiosi decisero di smettere nei tentativi, in attesa che fossero inventati metodi migliori. Sono rimaste più di 300 pergamene più o meno intatte, e molti frammenti.
Un team scientifico internazionale coordinato da Vito Mocella dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio nazionale delle ricerche (Imm-Cnr) di Napoli ha trovato il modo di accedere ai rotoli provenienti dall'unica biblioteca dell'antichità classica sopravvissuta
Lo scorso anno l’equipe internazionale è stata in grado di rivelare alcune lettere greche e un alfabeto quasi completo nei rotoli di Ercolano, utilizzando l’European Synchrotron Radiation Facility (Esrf) di Grenoble (Francia), individuando il contrasto tra le fibre di papiro e l’inchiostro, senza srotolare materialmente i papiri.
Il team guidato da Mocella ha ora scoperto, in due frammenti di rotoli di Ercolano, la presenza di un inchiostro metallico, dimostrandone l’utilizzo ben quattro secoli prima di quanto finora ritenuto.
“I papiri di Ercolano, carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio, sono un tesoro dell’umanità, sono l’unica biblioteca dell’umanità che ci è pervenuta nella quasi interezza e contengono  per lo più testi filosofici di una scuola epicurea ma anche di altro tipo storico letterario databili fra il III secolo a.C. e il I secolo d.C.”, dice Vito Mocelladell’Imm-Cnr. “Finora si pensava che prima del IV-V secolo d.C. il metallo non fosse presente nell’inchiostro dei papiri greco-romani; con il nostro lavoro, combinando diverse tecniche non distruttive di luce di sincrotrone, abbiamo dimostrato la presenza di piombo nella composizione dell’inchiostro di due frammenti di papiri della biblioteca di Ercolano, ovviamente precedenti all’eruzione dell’anno 79 d.C., stabilendo inoltre che l’alta concentrazione del metallo non può dipendere da una eventuale contaminazione del piombo presente nei sistemi idrici o dall’utilizzo di un calamaio di bronzo”.
Inaugurato nel 1994, l'European Synchrotron Radiation Facility (ESRF), è uno dei tre più importanti sincrotroni attualmente in funzione nel mondo, insieme all'Advanced Photon Source (APS) di Argonne negli Stati Uniti e allo Spring-8 in Giappone. I ricercatori usano il fascio sincrotrone, essenzialmente composto di raggi x, nei campi della fisica, della biologia, della geologia, della chimica, dell'ingegneria dei materiali, della medicina e dell'archeologia." 

Articolo tratto da: https://www.researchitaly.it/conoscere/progetti-e-storie-di-successo/storie-di-successo/rileggere-i-papiri-di-ercolano-con-il-sincrotrone/

WASHI PAPER

La fabbricazione della carta giapponese, Washi Paper, che quotidianamente utilizziamo nel restauro dei materiali cartacei e membranacei. Il processo di fabbricazione è lungo e laborioso. Nel video si vedono tutte le fasi principali. Le carte ottenute sono di varie grammature e colori, un mondo da scoprire!







"For many of us, washi paper is the art supply equivalent of a dish that’s “too pretty to eat.” I love to look at it, but would be loathe to mar its beauty with my amateur creative efforts.
Originally intended for use in lanterns and shoji screens in Japan, its simplicity makes it a stand out among the far more ornamental decorative sheets populating the fancy international paper selections. Though there is no shortage of machine-produced washi on the market these days, the loveliest examples are still handmade in Kurotani, a small town near Kyoto.

Kurotani has the distinction of being Japan’s oldest paper-making town, and as documented by filmmaker Kuroyanagi Takashi, above, the washi process has changed little in 800 years.
In the pre-industrial age, washi-making was seasonal. Farmers planted the paper mulberry (kozo), mitsumata, and gampi plants essential to the process along with their food crops. Come havest-time, they would soak these plants’ fibrous inner barks until they were soft enough to be cleaned and pounded.
Then as now, the resulting pulp was added mixed with liquid and a mucilage to yield a (not particularly delicious sounding, and definitely not too pretty to eat…) spreadable paste.
The sheets are formed on bamboo screens, then stacked and pressed until dry.
The end result is both strong and flexible, making it a favorite of bookbinders. Its absorbency is prized by printmakers, including Rembrandt.
If you have a yen to witness the labor-intensive, traditional process up close, Dutchwashi craftsman Rogier Uitenboogaart runs a guest house as part of his studio in nearby Kamikoya.
The rest of us must content ourselves with Takashi’s meditative 5-minute documentary."